Una stupenda avventura!

Come ogni anno sono solito fare nei periodi di bassa stagione turistica, anche quest'anno ho preparato un paio di itinerari tramite I quali raggiungere angoli piuttosto inesplorati della Thailandia, alla ricerca di nuovi luoghi da scoprire e visitare. E come ogni anno mi accade, questi viaggi hanno in me il potere di farmi sentire tanto piccolo ed ignaro delle reali potenzialita' di un Paese nel quale vivo da lungo tempo, e che in modo ingenuo ed istintivo ho la pretesa di conoscere gia' sufficientemente a fondo in virtu' appunto della mia lunga permanenza. Puntualmente invece mi ritrovo di fronte a realta' e splendori talmente devastanti quanto inaspettati da farmi capire che questo Paese e' imprevedibile, immenso ed infinito.

Ero partito da Bangkok per questo viaggio di 4 giorni con 18 rullini fotografici piu' un paio di diapositive (dove mi rechero', I materiali fotografici non saranno reperibili), convinto che (malgrado mi conosca e so di avere lo scatto facile) sarebbero stati piu' che sufficienti. Lo scenario che invece mi ritrovero' di fronte mi costringera' a finire I rullini ben prima del previsto, cosi' che non potro' purtroppo documentare l'ultimo dei 4 giorni.

Questa mia avventura si svolge in un'area di confine decisamente isolata dalla Thailandia "ordinaria", ad una distanza di circa 800 KM da Bangkok ed abitata in maggioranza da varie etnie minori e provenienti quali rifugiate dagli adiacenti Paesi confinanti (ma non e' a nord, anche se la descrizione ne puo' richiamare le caratteristiche). E' un'area quasi priva di strade, se si eccettua quell'unica che la collega al piu' vicino capoluogo di provincia, distante comunque 240 km. Il punto di riferimento dal quale partire per la visita e' un microscopico paesino fatto di capanne di paglia e disperso tra le montagne, dove I locali (come vi dicevo non thai), si stanno a stento (e di certo non aiutati dal governo) organizzando per impostare una certa ricettivita' turistica impostata sull'ecoturismo. Sono cosi' gia' sorti I primi bungalows e guesthouses, che comunque e' meglio non descrivere!

Il protagonista incontrastato di questa area geografica e' l'alto corso di uno dei fiumi piu' importanti del Paese che qui nasce da una catena montuosa piuttosto aspra ed inaccessibile, ricca di una jungla fitta ed inesplorata e di sorgenti di acqua che sgorgano da tutte le parti e che si gettano copiose su questo imponente corso d'acqua che si ingrossa e si allarga strada facendo. Scendendo dalle montagne, il corso forma delle rapide sulle quali I locali organizzano I percorsi di white water rafting piu' avvincenti ed impegnativi della Thailandia.

Prima di proseguire faccio una premessa: avevo scelto questa destinazione basandomi esclusivamente su di una foto che avevo reperito attraverso una collezione fotografica, collezione che aveva come soggetto alcune tra le piu' significative bellezze ambientali dell'Asia. Questa foto ritraeva una cascata cosi' straordinariamente bella, rigogliosa ed imponente da chiedersi se davvero fosse una foto oppure un disegno! Chiesi in quale Paese orientale si trovava questa cascata. Quando la risposta (che ovviamente fu "Thailandia") mi giunse alle orecchie, ebbi uno di quei classici smarrimenti durante I quali ci si sente stupidi, disinformati ed ignari del mondo che ci circonda (nel mio caso da mooolto vicino!). Decisi cosi' di partire per il luogo dove quella foto era stata scattata, con l'unica certezza data da questa cascata. Non sapevo niente altro e non mi ero organizzato in alcun modo (ottimo per un agente di viaggi vero?!). Pensavo (o istintivamente speravo) di arrivare in loco, trovare un buon hotel dove fare base, quindi esplorare la zona appunto in qualche giorno. Sappiate che io sono persona con indole alquanto poco propensa all'avventura. Mi piacciono maledettamente le comodita', gli hotels di alta categoria, e soprattutto sono alquanto schizzinoso, pero' (come credo tutti voi) le cose belle non me le voglio far sfuggire!

Dopo un viaggio in auto piuttosto tormentato e durato quasi un giorno, lungo strade di certo in non buone condizioni e di difficile percorribilita', giungo (ovviamente in compagnia dell'inseparabile Mem) in questo piccolo villaggio. Mi rendo subito conto che il buon alberguccio che vado cercando di certo non c'e'! Ci fermiamo allora in prossimita' dei bungalow che ci appaiono come I meno peggio. Un omone ci viene incontro e ci da il benvenuto. Non e' thai, ma Karian, e parla una lingua a me non molto comprensibile (purtroppo questo problema lo avro' durante tutta la permanenza, in quanto I locali che parlano bene il thai, qui sono proprio pochi). Per fortuna Mem riesce a comprenderli meglio di me, in quanto parlano un dialetto che lei riesce a capire con una certa disinvoltura. Quest'omone e' il proprietario dei bungalows. Ci invita nel suo ufficio (!?!) dove si trovano altre persone. Gli spieghiamo che stiamo cercando un posto dove dormire e che nei giorni seguenti vorremmo dare una occhiata al fiume ed alle cascate della zona, pregandolo di indicarci le strade percorribili dalla nostra Toyota Corolla fino ai luoghi piu' interessanti. Dalla seguente risata generale di tutti I presenti capiamo subito che visitare questi posti non sara' invece per nulla agevole, e che se davvero vorremo ammirare da vicino quello che qui c'e' da vedere, dovremo rimboccarci le maniche e metterci tutta la nostra buona volonta'.

Le impressioni sono giuste. Non esiste strada che porta oltre a dove gia' ci troviamo. O meglio, l'unica strada che ci puo' condurre alla nostra meta e' il fiume! Improvvisamente tra noi e quella stupenda foto che avevamo seguito come una cometa, si infrappongono 3 giorni di viaggio in gommone giu' per un fiume selvaggio, attraversando alcune tra le rapide piu'…..rapide che esistano e dormendo in tenda in accampamenti di fortuna! L'omone ci puo' organizzare il tour, ed ovviamente si offre di gran lena per farlo. Io e Mem ci guardiamo abbastanza perplessi. Di certo lei non e' molto piu' coraggiosa di me, e la paura e l'incertezza ci assalgono. Per rientrare al villaggio dal punto piu' lontano che raggiungeremo (a circa 40 km) l'unico modo sara' quello di intraprendere un lungo trekking nella foresta. Possono venirci in aiuto solo gli elefanti, gran maestri nello scalare montagne, e che possono riportarci in groppa fino a casa. Malgrado lo sconforto, dobbiamo decidere in fretta, in quanto se vogliamo intraprendere questa avventura partendo il giorno seguente, ogni conferma deve essere prontamente data in quanto si dovranno reperire gli elefanti con una certa urgenza e farli partire per il punto piu' lontano che noi raggiungeremo in gommone, in modo che I poveretti avranno un giorno per riposarsi prima di riportarci indietro. La decisione e' ardua. Alle nostre spalle abbiamo le 14 ore di auto che abbiamo percorso per arrivare fino a questo luogo ai confini del mondo, e che dovremo ripercorrere a ritroso con grosso rammarico nel caso decideremo di non andare. Di fronte a noi abbiamo invece quella foto fissa negli occhi, unita ora a tanta paura dell'ignoto e di qualcosa che non abbiamo mai fatto. Da bravi abitanti di citta', provenienti dalla modernita' e dalla tecnologia, siamo completamente privi dell'equipaggiamento necessario per intraprendere un viaggio di piu' giorni nella jungla. A dire la verita' non abbiamo nemmeno la piu' pallida idea di che tipo di attrezzatura sia necessaria per un percorso del genere!

Dopo una davvero sofferta titubanza, ci rendiamo conto che di sicuro non ci sara' mai piu' una seconda occasione per scoprire quello che ci attende oltre quel fiume, e, tutto d'un fiato e con una certa componente di spregiudicatezza decidiamo di partire. Avete presente quelle decisioni che si prendono senza ben rendersi conto di che cosa realmente si ha appena accondisceso di fare? Avete presente quelle decisioni per le quali un attimo dopo (quando pero' e' oramai troppo tardi!) gia' ci si e' pentiti di averle prese? Bene, quello era il mio stato d'animo del momento!

Due delle persone li' presenti saranno le nostre guide. Inutile dire che nemmeno loro sono Thai. Il capo spedizione (Lung) e' un ometto piccolo ed asciutto, sdentato e piuttosto buffo. Dimostra gia' una certa eta', grazie alla quale riesce ad infondere una impressione di consumata esperienza che in un qual modo ci rassicura. Il suo aiutante invece (Manha) e' un ragazzetto piuttosto ben piantato, e che sara' fondamentalmente l'uomo di fatica. E' quest'ultimo che con una mano sola ci carica tutte le nostre belle e lucide valigie "cittadine" piene di bei vestiti che non ci serviranno e che ci accompagna nel nostro alloggio, dove trascorreremo la notte in attesa della partenza. E' una camera sporca e per nulla confortevole, dove pero' dovremo riposare molto bene in quanto la sistemazione che ci attendera' nei prossimi giorni sara' ben peggiore. Prima di infilarmi sotto le coperte, da bravo schizzinoso come sono, le controllo e le esamino ben bene, alla ricerca di eventuali scarafaggi o altri "brutti animali" che invece non ci sono, e gli ultimi pensieri che mi confondono la mente prima di prendere sonno sono ovviamente rivolti a quello che ci aspettera', riflettendo soprattutto sul fatto che mai e poi mai sarei partito da casa se avessi saputo che cosa mi aspettava. Siccome so molto bene che le cose migliori e piu' interessanti in materia di esperienze di viaggio nascono proprio dalle condizioni inaspettate e non programmate, ma nate per caso, mi faccio coraggio nella speranza che questa circostanza sia di buon auspicio.

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